Al giorno d’oggi è impossibile negarlo: i videogiochi rappresentano uno dei passatempi preferiti non solo dai ragazzi, ma anche dalle generazioni più in là con gli anni. Già, proprio quel tipo di intrattenimento che a cavallo tra il secondo e il terzo millennio veniva spesso demonizzato, anche attraverso i media. Negli anni ’90, in particolare, si parlava molto dei rischi legati all’epilessia o di problemi alla vista che potesse produrre una permanenza prolungata davanti allo schermo. I videogiochi erano ancora all’inizio e all’epoca gli accorgimenti erano molto più particolareggiati di quelli di oggi.
Chi non ricorda la grande sfida tra Nintendo e Sega? Le due società giapponesi hanno sfornato titoli storici che ancora oggi conoscono dei sequel molto apprezzati. Basti pensare alla serie di Super Mario o a quella di Sonic: la prima, soprattutto, ha partorito diversi spin-off che vedono protagonisti i personaggi più iconici della Nintendo impegnati in gare automobilistiche, nei puzzle o negli sport più disparati. Dal 2001 la Sega si è defilata dal mercato della console e di conseguenza ha potuto sperimentare solo parzialmente le funzionalità del gioco online, che iniziò a vedere timidamente la luce con l’uscita della PlayStation 2, gioiellino di casa Sony. Oggi la guerra videoludica coinvolge principalmente i vari modelli di PlayStation e Xbox, che vengono lanciati sul mercato con una frequenza di 5-6 anni. Sono lontani i tempi del Game Boy, la più celebre delle console tascabili, il cui ciclo di vita durò per oltre un decennio.
Se nel ’90 non era nemmeno possibile salvare la propria partita in un videogame, oggi non esiste titolo in cui non sia consentito memorizzare i propri progressi. I giochi moderni possono durare anche svariate ore e rispetto al passato garantiscono una buona rigiocabilità. Una volta terminata la modalità principale di un gioco, che di solito consiste in una storia avventurosa, vengono sbloccate infatti nuove opzioni per far sì che il giocatore continui ad apprezzare quel titolo. Negli ultimi anni, però, a fare la differenza è stata proprio l’introduzione della modalità “multiplayer online”, che permette di giocare contro altre persone in giro per il mondo, oppure di accordarsi con un amico per divertirsi insieme a distanza.
Non sarebbe errato sostenere che la ragione primaria per cui molti ragazzi di oggi acquistano dei videogiochi risiede proprio nella possibilità di giocare online. D’altro canto, molti titoli sembrano nati apposta. FIFA e PES, ad esempio, sono giochi di simulazione calcistica, in cui si deve avere per forza un avversario, che di base viene comandato dalla CPU. Discorso analogo per i giochi di guerra: Fortnite e Call of Duty ne sono testimoni. La filosofia del “tutti contro tutti” risulta molto affascinante: negli ultimi mesi, a tal proposito, si è registrato anche il boom di Among Us, prodotto nel 2018 e passato sottotraccia fino al settembre del 2020. Ogni anno la sorpresa può essere dietro l’angolo.
Per organizzare dei tornei ufficiali era solo questione di tempo. La competitività ha raggiunto livelli importanti ed eventi simili vengono organizzati persino nelle piattaforme di gambling. Queste ultime, infatti, non annoverano solo slot virtuali come Book of Dead, incarnazione dei vecchi cabinati ai tempi del web, ma anche i classici giochi di carte. Insomma, per godere a pieno dell’intrattenimento videoludico è diventato obbligatorio possedere una buona connessione alla rete.