ALLARME: l’Agenzia delle Entrate ora ti spia anche il telefono | Guardano le chat coi tuoi amici, attento a quello che scrivi

WhatsApp (Foto di Gerd Altmann da Pixabay) - agemobile.com
Fai attenzione: da oggi l’Agenzia delle Entrate ti può spiare il telefono e leggere le tue chat. Occhio a quello che scrivi.
Viviamo in un’epoca in cui siamo completamente immersi nel digitale. Ogni giorno usiamo smartphone, computer, i social, le app per lavorare, comunicare, spostarci, fare la spesa o pagare le bollette. La tecnologia è diventata parte della nostra vita e copre praticamente ogni aspetto.
Certo tutto questo spesso ci semplifica enormemente le cose. Pensiamo per esempio solo a tute quelle operazioni che possiamo svolgere comodamente da casa senza doverci più recare fisicamente in banca o in Posta. Presi dalla comodità, però, troppo spesso dimentichiamo quanto siamo esposti. Ogni cosa che facciamo online lascia una traccia. Ogni messaggio, ogni foto, ogni pagamento. Siamo sempre connessi, ma anche sempre osservabili.
Siamo talmente abituati a scrivere di tutto nelle chat, a condividere dettagli personali, anche molto intimi, senza pensarci troppo come se fossimo sempre al sicuro. Ma così non è.
Perché oggi persino l’Agenzia delle Entrate può leggere le nostre conversazioni private. Sì, hai capito bene. Le nostre chat personali possono finire sotto il controllo del fisco. Un’idea che, a pensarci bene, fa venire i brividi. Ma come è possibile?
Allarme: l’ Agenzia delle Entrate può spiarti il telefono
Tutto è iniziato con una sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8376 del 28 febbraio 2025. Con questa decisione, come riporta anche laleggepertutti.it, è stato autorizzato il sequestro delle chat di chi è sotto indagine per evasione fiscale. E non serve nemmeno il via libera di un giudice per farlo. Basta il sospetto, e il telefono diventa una prova.
In pratica, il fisco può accedere a WhatsApp, Telegram, email e qualsiasi altra app di messaggistica usiamo per cercare conversazioni che possano confermare un’evasione. Anche un semplice messaggio con un amico in cui parli di un pagamento fuori busta cioè in nero può diventare un elemento contro di te.

La fine della nostra libertà?
Certo, la Finanza ha sempre potuto perquisire cassetti, agende e diari dell’indagato alla ricerca di contabilità in nero. Ma ora si è fatto un salto in avanti. Quelle che una volta erano annotazioni scritte a mano, oggi sono sostituite da messaggi vocali, emoji e chat veloci… che però possono pesare come macigni.
Immagina di scrivere in una chat “ti pago in contanti, ma non fatturiamo, ok?” pensando sia uno scambio informale. Ecco, quel messaggio potrebbe essere usato come prova. È come se il tuo telefono fosse diventato un diario personale. Ma facilmente accessibile a tutti. Pensandoci bene, questo ci fa davvero sentire liberi?