E-mail, il datore di lavoro può controllarla: c’è un unico requisito da rispettare | La Cassazione è stata chiarissima

E-mail, il datore di lavoro può controllarla: c’è un unico requisito da rispettare | La Cassazione è stata chiarissima

Email (Foto di Rodeo Project Management Software su Unsplash) - agemobile.com

Il datore di lavoro può controllare le email del dipendente, a patto che rispetti un determinato requisito, lo dice anche la Legge.

La privacy dei dipendenti che utilizzano il PC a lavoro è un tema centrale, che ha visto diverse cause intentate nella storia della Giurisprudenza.

I lavoratori, in effetti, dovrebbero essere liberi di poter utilizzare i dispositivi aziendali senza temere una violazione della loro riservatezza, ma ci sono casi e casi.

Esistono infatti alcune circostanze specifiche in cui il datore di lavoro ha il diritto di monitorare le attività dei sottoposti, dalla cronologia fino anche alle email.

Ma c’è una linea sottile tra il rispetto della privacy e la protezione dell’azienda, oltrepassata la quale il lecito può diventare illecito. Quali sono i requisiti che permettono al datore di controllare le email dei suoi dipendenti?

E-mail: quando il datore di lavoro può controllare il dipendente

A stabilire dei precisi confini sulla questione è la Legge. La Cassazione si è espressa circa una vicenda che ha visto un uomo, vicedirettore generale con qualifica dirigenziale, licenziato dalla sua azienda, stabilendone illegittimo il licenziamento “per difetto di giustificatezza”. 

Pur confermando che sono legittimi i controlli del datore di lavoro sui dispositivi tecnologici, purché “finalizzati alla tutela di beni estranei al rapporto di lavoro o ad evitare comportamenti illeciti”. In pratica, il datore di lavoro può effettuare dei controlli, ma sempre rispettando il “bilanciamento tra le esigenze di protezione di interessi e beni aziendali, correlate alla libertà di iniziativa economica, rispetto alle imprescindibili tutele della dignità e della riservatezza del lavoratore”. C’è un limite, però, che ha fatto si che il ricorso avanzato dall’azienda venisse respinto.

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Il controllo delle email (Foto di Rodeo Project Management Software su Unsplash) – agemobile.com

Il limite da non oltrepassare

Per capirlo guardiamo ancora il fatto. A seguito di un alert inviato dal sistema informatico aziendale, sono partiti i controlli sulle email inviate dal dipendente. Il problema però è che queste hanno riguardato diversi momenti, anche antecedenti al fatto. Secondo l’ordinanza 807/2025 della Cassazione, questo è stato l’errore: “Le indagini eseguite sulla posta elettronica aziendale del dipendente possono riguardare solo quelle successive al momento in cui è sorto il  ‘fondato sospetto’ di un potenziale illecito”. 

La Corte ha deciso quindi che fosse proprio questo il punto di equilibrio da rispettare. Il quale “verrebbe meno ove si consentisse al datore di lavoro, alla luce di un fondato sospetto, di estendere il controllo difensivo a tutti i dati che, fino a quel momento, sono stati raccolti e conservati nel sistema informatico”.