Licenziamento in tronco, ora la Cassazione ha deciso: pure in malattia non ti salvi | Un disastro dopo l’altro

La decisione dei giudici (foto di KATRIN BOLOVTSOVA da pexels) - agemobile.com
Licenziato in tronco perché in malattia: questa la decisione della Cassazione. Non si salva più nessuno, è diventato tutto più complicato.
Trovare lavoro oggi come oggi non è semplicissimo: il mercato è saturo e la concorrenza agguerrita, almeno in certi ambiti.
Sembra infatti ci sia carenza di candidature nel campo dei mestieri, quelli di un tempo, che nessuno vuole fare più. E quindi, la disoccupazione continua ad essere preoccupante, soprattutto tra i più giovani.
Alcuni invece hanno competenze non in linea con le offerte, e si ritrovano precari in posti che non ne esaltano le capacità.
Ma un lavoro è un lavoro, e mantenere il posto è fondamentale. Eppure, la Cassazione ha stabilito che se sei in malattia rischi il licenziamento in tronco. Vediamo come è possibile.
Licenziato perché in malattia: il caso
Trovare un lavoro non è semplice, ma anche se si tratta di un posto precario o part-time, meglio tenerselo stretto. Essere licenziati non è un’esperienza piacevole, anche se, a onor del vero, non è facilissimo che ciò avvenga. Il datore di lavoro infatti può licenziare un dipendente solo per alcuni motivi specifici previsti dalla legge. Chiaramente, tra questi rientrano una crisi aziendale o la ristrutturazione dell’impresa. Ovvero, in caso di oggettiva difficoltà economica dell’azienda il licenziamento può essere giustificato.
Per questo motivo la notizia della decisione della Cassazione di ammettere il licenziamento in tronco di un dipendente perché in malattia, ha fatto scalpore.

Come evitare di perdere il posto di lavoro
Uno dei motivi che potrebbe portare al licenziamento è la violazione dei doveri contrattuali. Nella sentenza della Cassazione di cui parliamo, precisamente l’ordinanza n. 172 del 7 gennaio scorso, come riportato da brocardi.it, è stato ritenuto lecito il licenziamento di un dipendente proprio per questo motivo.
Per più motivi, in realtà. Il dipendente è stato licenziato per una serie di condotte che hanno minato il rapporto di fiducia con l’azienda, ovvero aver abbandonato il posto di lavoro e aver offeso gravemente i colleghi. In più, non ha comunicato tempestivamente l’assenza per malattia e, fatto più grave, avrebbe trasmesso un certificato di malattia falso per giustificare le assenze dal lavoro. Secondo i giudici, tutte queste condotte sono tali da giustificare il licenziamento per giusta causa, eventualità che non deve essere dimostrata dall’azienda. Come riportato da lavorosi.it, secondo la sentenza “è il lavoratore a dover provare che solo presi in considerazione congiuntamente, per la loro gravità complessiva, i singoli episodi sono tali da non consentire la prosecuzione neppure provvisoria del rapporto di lavoro”. Non avendolo fatto, il licenziamento è valido.